La fine del Servizio civile rappresenta il punto di arrivo di un’esperienza che tende a riorientare i percorsi di vita di chi vi partecipa. Si tratta di un’esperienza concreta dove i giovani volontari entrano a contatto con una realtà spesso ingiusta, disuguale e accomunata da un’indiscutibile fragilità, come ci ha insegnato la pandemia. Condizioni, tutte, che vanno affrontate in prima persona: non più attraverso la mera contestazione di tutto ciò che non va, bensì con azioni trasformative che non possono essere realizzate da singoli individui, ma lavorando in un’ottica di comunità: è insieme a quest’ultima che i giovani impegnati presso le Caritas di Modena e Carpi hanno voluto festeggiare la fine del proprio anno di Servizio civile. A tal fine, è stato allestito uno spazio di dialogo, confronto e condivisione dove i giovani volontari hanno raccontato il senso del Servizio civile nel territorio diocesano, rispondendo anche alle domande dei partecipanti.
In questo confronto di idee sono stati approfonditi i quattro ambiti di intervento presso i quali i giovani volontari si sono impegnati durante l’anno. Tali ambiti riguardano l’educazione ai minori, il disagio adulto tradotto nell’assistenza agli anziani e ai disabili, l’animazione del territorio e il contrasto alla povertà. Dispostivi, tutti, progetti «con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica» come indicato dall’articolo 1 dello statuto Caritas; e raccontati attraverso parole, fotografie e oggetti lasciati all’immaginazione di un gruppo che, di fronte agli ostacoli imposti dalla pandemia, ha scelto di intraprendere «la via della creatività».
L’incontro, tenutosi giovedì 12 maggio presso la Città dei Ragazzi, aveva l’obiettivo di valorizzare un percorso dove ognuno dei partecipanti ha dato un contributo significativo, mettendo in campo delle competenze trasversali: dal supporto psicologico alla mediazione culturale. Grazie a questo coinvolgimento, il gruppo di partecipanti ha saputo adottare delle strategie per rispondere con efficacia alle sospensioni e ripartenze dovute alla pandemia. Quest’ultima, con il suo ripresentarsi, ha spostato lo svolgimento dell’anno servizio da maggio 2021 a maggio 2022, anziché nei mesi che vanno da gennaio a dicembre. Da un lato, la pandemia ha costretto responsabili e formatori a una costante riprogettazione delle ore di servizio, dei momenti di formazione e dell’esperienza in generale. Dall’altro, proprio questa fragilità è diventata il punto di forza di un gruppo i cui componenti hanno saputo modellare il proprio Servizio civile, personalizzandolo a partire dalle proprie scelte e mettendo in campo desideri e aspettative. Un testimone da raccogliere per chi parteciperà al nuovo bando di dicembre.
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