Quando l'inclusione si fa a scuola
- Estefano Tamburrini
- 10 apr 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 19 ago 2022

L’apprendimento della lingua come mezzo per generare percorsi di cittadinanza sociale; di cittadinanza come sinonimo di coinvolgimento attivo nella vita della comunità.
L’educazione tra pari, fondata su processi di partecipazione anziché sulla logica prestazionale di voti e valutazioni. Questo il senso della «Penny Wirton», scuola di italiano gestita interamente da un gruppo assiduo di volontari che hanno a cuore l’inclusione delle persone straniere, intese come titolari del diritto a partecipare in una società inclusiva. Nel corso delle ultime settimane, la «Penny Wirton» ha acquisito un ruolo centrale all’interno delle iniziative che si tengono presso il Centro Papa Francesco di Caritas diocesana.

Con l’arrivo di famiglie e persone ucraine, i volontari hanno deciso di tenere aperta la scuola altri due giorni a settimana. Ai mercoledì e venerdì, che sono i turni mantenuti dalla scuola sin dalla sua apertura nel 2019, si aggiungono i pomeriggi di martedì e giovedì. La scuola diventa così un presidio aperto, non solo per l’apprendimento della lingua italiana, ma anche e soprattutto per offrire un contesto di partecipazione e coinvolgimento emotivo dell’altro in quanto prossimo. In continuità con il mandato della «Penny Wirton», questa iniziativa ha una doppia valenza. Da un lato, si tratta di accompagnare le persone rifugiate che raggiungono il nostro territorio a seguito dell’innescarsi della guerra in Ucraina. Dall’altro, di continuare ad investire le migliori energie sugli alunni provenienti da altre realtà geografiche, i quali frequentavano già i corsi di italiano. Per la «Penny Wirton» non ci sono profughi di serie A né di serie B.

La guerra in Ucraina non può cancellare tutte le altre tragedie provocate dalla globalizzazione dell’indifferenza, bensì restituirci un quadro più ampio sulle conseguenze di un sistema internazionale iniquo, fondato sull’egemonia dei più forti a discapito dei più fragili; sull’estrattivismo e la spoliazione delle risorse dei più piccoli per soddisfare l’accumulazione vorace delle grandi potenze. Questa l’opinione unanime che emerge dalle riunioni di coordinamento, dove i volontari si confrontano settimanalmente per l’organizzazione delle proprie attività. Insieme alle altre emergenze che feriscono questa Casa Comune, la guerra in Ucraina giunge a noi nella persona di bambini come Dacia e Artem, due undicenni che hanno trasformato il Centro Papa Francesco in un luogo amico, dove le attività quotidiane li aiutano a sentirsi al sicuro; di Serafin, bambino di sei anni e fratello di Artem, che ci parla in ucraino per invitarci a giocare. Tutti e tre accompagnati dalle loro mamme, Yulia e Alina, che, insieme alle proprie connazionali, hanno contagiato il gruppo di volontari con le loro proprie energie propositive. Quasi ad invertire i ruoli e a dimostrare che è l’altro ad evangelizzare noi, e non viceversa.

Sono circa una quindicina le persone ucraine che hanno iniziato a frequentare, ad oggi, le lezioni di italiano. Quasi tutte unite da legami famigliari. In questa sfida, coerentemente con uno stile che desidera promuovere risorse volontarie del territorio, la Penny Wirton ha attivato una serie di nuove opportunità: la partecipazione di mediatrici culturali che facilitino il dialogo, l’utilizzo di immagini, canzoni e altri mezzi artistici per poter esprimere simbolicamente i propri vissuti, insieme alla disponibilità di una «counsellor» per facilitare anche una alfabetizzazione emotiva. La presenza di un gruppo di ragazze e ragazzi provenienti degli ultimi due anni del liceo Sigonio, Wiligelmo, Venturi e Muratori-San Carlo, inoltre, arricchisce l’educazione tra pari promossa dalla scuola. Inoltre, alla luce delle nuove richieste, e grazie a un accordo intercorso tra la scuola «Penny Wirton», Caritas diocesana e il liceo Venturi, che ha sede sempre in via dei Servi, è stato disposto l’utilizzo di nuove aule per abilitare ulteriori spazi di partecipazione.
Come sostenere concretamente l’opera di Caritas per i profughi?
Per sostenere l’impegno di Caritas diocesana, in continuità con l’opera di Caritas italiana, è possibile fare una donazione :
Iban IT 25 X 05034 12900 0000 0000 4682
intestato a Caritas diocesana modenese
causale: «Emergenza Ucraina/Colletta nazionale»
Le donazioni possono essere effettuate anche all’Ufficio cassa dell’arcidiocesi di Modena-Nonantola, presso la Curia arcivescovile (via Sant’Eufemia 13, Modena), seguendo gli orari di apertura al pubblico indicati sul sito www.chiesamodenanonantola.it.
Il 31 marzo scorso è stato effettuato a Caritas italiana il versamento di quanto donato dall’inizio dell’emergenza sul conto corrente della Caritas diocesana, oltre 15mila euro: per l’esattezza, 15.380 euro. Chiunque desideri ottenere più informazioni sulle accoglienze diffuse promosse da Caritas diocesana modenese, dare la propria disponibilità ad accogliere o fare il volontario può scrivere all’indirizzo immigrazione@caritas.mo.it
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