La scuola di italiano "Penny Wirton" riparte accogliendo nuovi volontari e studenti desiderosi di mettersi in gioco, intrecciando competenze e capacità differenti.
Una scuola aperta, senza valutazioni, senza voti: gestita da un gruppo di volontari, che si riuniscono due volte a settimana (mercoledì alle 10 e venerdì alle 15) per insegnare la lingua italiana ad una trentina di persone di età e provenienze differenti.
Questa l’essenza della Penny Wirton di Modena, con sede nel Centro Papa Francesco di Caritas diocesana; le cui attività sono ripartite nel mese di settembre, accogliendo nuovi volontari e studenti desiderosi di mettersi in gioco, intrecciando competenze e capacità differenti.
La Penny Wirton di Modena nasce nel 2018, entrando a far parte della famiglia di scuole fondata, nel 2007, da Eraldo Affinati. Il nome della scuola è tratto da un omonimo romanzo (Penny Wirton e sua Madre, Greco & Greco Editori, pp. 156, € 11,00) scritto a metà Novecento da Silvio D’Arzo, pseudonimo dello scrittore e insegnante reggiano Ezio Comparoni.
Il romanzo racconta la storia di un bambino che “fugge di casa per sottrarsi alla vergogna di non avere un padre nobile”; e che riscoprirà, nell’amore materno, “la dignità della propria condizione umana e sociale”.
Ed è nella “pari dignità” che possiamo individuare l’elemento costitutivo di una scuola frequentata da studenti come Gitu, ragazza 30nne e laureata in Giurisprudenza in Bangladesh; Myriam, 20enne arrivata qualche mese fa dalla Nigeria con la speranza di poter lavorare ed aiutare i propri cari; Abdul, 14enne proveniente dalla Tunisia e arrivato in Italia da tre settimane. Abdul vorrebbe anche iscriversi a scuola, ma non è facile: l’impegno è stato preso a cuore da due ex-insegnanti che, due settimane fa, hanno facilitato l’iscrizione Veronika, giovane ucraina 14enne, nel Liceo Sigonio. Come potremmo notare, Veronika e Abdul hanno la stessa età e gli stessi diritti, sebbene coltivino sogni e passioni differenti.
“Sono storie da maneggiare con cura” affermano i volontari della scuola: che riunisce pensionati, ex-insegnanti, studenti universitari e, di recente, persone fragili e vulnerabili che, attraverso il volontariato, iscrivono la propria esperienza in un gruppo accogliente e capace di valorizzare i loro talenti e risorse.
Sfida, questa, sempre più stringente a seguito dell’emergenza ucraina, che ha richiesto un maggior impegno da parte dei volontari della scuola: con aperture straordinarie che hanno permesso di aprire le porte a coloro che fuggivano dalla guerra in Ucraina, senza trascurare le esigenze di alunni provenienti da altre realtà geografiche e culturali.
(In continuità con questo impegno, al momento, ogni lunedì pomeriggio, il Centro Papa Francesco ospita un corso di alfabetizzazione rivolto a una decina persone rifugiate provenienti dall’Ucraina)
Nella Penny Wirton, ogni volontario accompagna un alunno nell’apprendimento della lingua italiana; e sia alunni che volontari intraprendono un percorso comune, dove ciascuno è chiamato a prendere parola, in quanto è la parola che rende tutti uguali, come affermava don Milani in continuità con Ludwig Wittgenstein, che già nel 1922 evidenziava quanto i limiti del nostro linguaggio corrispondessero ai confini del nostro mondo.
Per i volontari della Penny Wirton, tali confini vanno superati con l’insegnamento della lingua, quale strumento di accesso per una piena cittadinanza: condizione necessaria affinché nessuno venga considerato parte di una minoranza, ma titolare di eguali diritti e doveri, come dichiarato da papa Francesco nel 2014, in occasione della 104° Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato.
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