Inizia l’anno di Servizio civile universale in arcidiocesi
Per i giovani volontari impegnati nel territorio: «È un’opportunità di metterci in gioco e orientare il percorso di vita di ciascuno»
Si è svolta a Faenza la prima attività congiunta dei servizio civilisti di Modena-Nonantola e di Carpi. Il tentativo è quello di offrire un contributo concreto alle realtà colpite dall’alluvione, nelle quali, per ovvie ragioni l’Anno di servizio civile stenta ancora a partire. Comincia così un Servizio civile poco convenzionale, anche per i modenesi.
Il calo delle domande e la mancata promozione del Servizio civile da parte delle istituzioni interpellano gli enti proponenti circa la capacità di intercettare le istanze, sempre più complesse, dei giovani. Sembrano lontani i tempi dell’obiezione di coscienza all’estinta leva militare obbligatoria. Rimane invece un desiderio di partecipazione che motiva le iscrizioni, mentre altri optano per il Servizio civile nella ricerca di uno spazio di interazione, a volte per sé, a volte per gli altri, nella propria comunità.
Per Paolo Rabboni, responsabile regionale del Servizio civile universale: «Serve un lavoro di sensibilizzazione culturale. Andrebbe visto come un bene quando un ragazzo si occupa della cosa pubblica, dei bisogni del territorio o delle persone più fragili, così come della tutela della natura o dei beni culturali». «E invece – prosegue Rabboni – l’immaginario collettivo spinge in un’altra direzione: si disincentiva il servizio e si promuove la competizione fra gli individui». «È poi ovvio che, se un giovane non ha delle certezze, preferisca affermare la propria individualità attraverso un lavoro rassicurante piuttosto che investirsi a servizio di qualcun altro».
Le candidature di quest’anno hanno coperto circa un terzo dei 71.550 posti resi disponibili con la spinta dei fondi Pnrr. A livello diocesano, sono state coperte cinque piazze su venti disponibili. «Quest’anno abbiamo proposto itinerari diffusi e diversificati sul territorio affinché i partecipanti vivessero un’esperienza trasversale: sono stati coinvolti oratori, centri diurni e parrocchie nel progetto “Costruire insieme il futuro” e realtà diocesane chiamate a lavorare insieme nel progetto “Abitare il futuro”». Entrambi i percorsi richiamano quel domani da “abitare” e “costruire” e coinvolgono giovani nati tra il 1995 e 2004. Tra i partecipanti c’è Cecilia Ruini, nata nel 1999 e laureata in biotecnologie: «Conoscevo già il Centro missionario (sede del progetto, ndr.) e volevo cogliere l’occasione di approfondire sulle povertà, disuguaglianze e altri argomenti che dovremo trattare nelle scuole, entrando a contatto con i ragazzi » aggiunge. «Non bisogna andare dall’altra parte del mondo per vedere le ingiustizie, basta cominciare a osservarle con attenzione nella nostra città » osserva Ruini, che realizzerà questo percorso insieme a Paolo Guicciardi, classe 1995 e laureato Tecnologie agrarie, che si dichiara «motivato a conoscere e approfondire alcuni aspetti del lavoro educativo, soprattutto nelle fasi di preparazione previa agli incontri a cui ho partecipato alla Cdr».
«Per me si tratta di passare dalla partecipazione alla corresponsabilità – sottolinea Gucciardi – e, già nelle prime settimane, sto scoprendo una realtà (la Pastorale giovanile, ndr.) molto organizzata, guidata da un pensiero comune anche a livello nazionale» conclude. Motivazioni che si uniscono ai desideri di Loris Vecchi, il cui Servizio avrà sede presso il Gruppo Babele della parrocchia di Fiorano: «Vorrei imparare a fare l’educatore e vivere l’esperienza senza farmi condizionare da preconcetti di vario genere». Anche Vecchi, classe 2003 e diplomato in Scienze umane, ha scelto una realtà già conosciuta.
A Fiorano ci sarà anche Lorena Saba, nata nel 2004 e che frequenta la Quinta superiore dell’Istituto Tecnico turistico «Bisogna essere creativi per annullare le distanze sociali». «È complesso tenere unito un gruppo di ragazzi - prosegue -, ma mi trovo bene e spero di formarmi sempre di più». Un’esperienza simile sarà quella di Flavio Forte, nato nel 2002 e in possesso del diploma Tecnico Commerciale. Forte sarà impegnato nell’Oratorio don Bosco della Parrocchia di Formigine: «Ho scelto di far domanda seguendo il desiderio di comunicare agli altri la bellezza di aiutare, di essere utili, lavorando a contatto con i bambini e adolescenti»[1].
[1] Nostro Tempo, Avvenire. Edizione di domenica 18 giugno 2023, p.2
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